Per molti cittadini italiani, l’idea che la sentenza della Cassazione sia l’ultima parola rappresenta una verità assoluta. In effetti, lo è nell’ambito dell’ordinamento interno. Tuttavia, esiste un sistema giuridico sovranazionale che offre un’ulteriore possibilità di tutela: la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, con sede a Strasburgo.

Questo organo giurisdizionale, istituito in attuazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, è competente a valutare se uno Stato, nel corso di un procedimento giurisdizionale o attraverso il proprio apparato normativo e amministrativo, abbia violato uno o più diritti garantiti dalla Convenzione.

Impugnare una sentenza di Cassazione davanti alla Corte EDU è possibile, ma richiede una profonda conoscenza dei meccanismi procedurali. Non è sufficiente essere in disaccordo con la pronuncia, né sostenere genericamente che si è subito un’ingiustizia. Occorre individuare e dimostrare la violazione di un diritto protetto dalla Convenzione, come il diritto a un processo equo, alla proprietà, alla libertà di espressione o al rispetto della vita privata e familiare. E serve farlo nel rispetto dei termini procedurali rigidi: entro quattro mesi dalla decisione definitiva, allegando tutta la documentazione e rispettando le modalità formali previste dal Regolamento della Corte.

La Corte EDU non riforma la sentenza nazionale, ma può condannare lo Stato italiano a risarcire il danno, offrendo una forma di giustizia sovranazionale che può incidere profondamente sul caso e, in alcuni casi, portare anche a una riapertura del procedimento interno.

È anche fondamentale sapere che i motivi di inammissibilità sono numerosi. Errori nella compilazione del modulo, mancanza di allegati, ricorso presentato fuori termine o motivi generici e non riconducibili alla Convenzione possono compromettere irrimediabilmente la procedura. Per questo è essenziale rivolgersi a un avvocato con esperienza specifica in ricorsi CEDU, capace di valutare se effettivamente vi siano i presupposti per adire Strasburgo e, in caso affermativo, di redigere un atto strutturato, in lingua francese o inglese, conforme ai criteri della Corte.

Lo Studio Legale Parente Bianculli, con sede a Roma, ha pubblicato un approfondimento dettagliato sul tema, a cura dell’Avv. Domenico Bianculli. Si tratta di una guida tecnico-giuridica di riferimento per tutti coloro che vogliono sapere cosa fare contro una sentenza della Cassazione quando i diritti sono stati ignorati, trascurati o violati.

Il testo è strutturato per accompagnare il lettore nella comprensione della procedura, dei tempi e costi del ricorso, degli errori da evitare e del ruolo decisivo dell’avvocato. Una lettura utile, concreta e preziosa anche per colleghi avvocati che desiderino un orientamento professionale su come impostare correttamente un ricorso a Strasburgo.